La situazione di infanzia e adolescenza in pandemia. Una chiaccherata con Silvia Accattoli di Save the Children
a cura di Giuditta Pino
Silvia Accattoli, di formazione psicologa, da anni opera nel campo della pedagogia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, si occupa di formazione informale, è formatrice senior e coordina un centro educativo per Save the Children Italia Onlus a Milano, luogo volto al contrasto della dispersione scolastica attraverso momenti di accompagnamento e supporto allo studio e laboratori ludici, ricreativi, sportivi e espressivi. Accanto al lavoro psico-educativo puro inoltre porta avanti progetti nell’ambito del circo sociale e del circo ludico educativo da anni, insieme a capacità tecniche maturate nel circo contemporaneo. Attualmente si sta specializzando in psicologia dello sport. Per questo motivo ci è sembrato interessante prenderci del tempo per analizzare con lei la situazione attuale di infanzia e adolescenza. Ci connettiamo per la nostra chiaccherata on line, come purtroppo d’abitudine, dato il particolare periodo, in una mattinata di pioggia, di questa primavera milanese che tarda a scaldarsi.
Dato quanto hai potuto osservare nel tuo lavoro, qual è la situazione di infanzia e adolescenza durante questo momento pandemico?
La situazione per i bambini e le bambine preadolescenti e adolescenti non è certamente semplice. Ogni target di età ha le sue problematiche che tanto più sono emerse o si sono acuite con l'emergenza del covid-19. Tra le tantissime questioni c'è sicuramente quella economica che ha intaccato tutti questi target, non direttamente, in quanto ha visto le famiglie in primis come attori diretti, ma sicuramente di conseguenza, i minori ne hanno risentito. Molte famiglie hanno perso il lavoro, si sono ridotti gli orari lavorativi e quindi anche il lato economico ne ha risentito. Un altro aspetto molto delicato da tenere in considerazione è quello del diritto all'istruzione, che tutti i bambini dovrebbero avere, ma che è stato intaccato in questo periodo dal gap digitale, che era già presente, ma che è aumentato con il covid. La chiusura delle scuole di tutti gli ordini e gradi nei periodi di lockdown ha portato gli operatori educativi a confrontarsi con ulteriori fratture e distanze tra bambini/e e ragazzi/e, che non solo non hanno avuto la garanzia di accesso alla scuola, che dovrebbe essere un diritto, ma sono rimasti magari esclusi perché non tutte le famiglie hanno la possibilità a casa di avere gli strumenti digitali necessari per permettere a bambini e bambine di seguire la dad. Ecco che accanto alla povertà economica c’è anche la povertà educativa.
Quali sono le problematiche che hai riscontrato più frequentemente tra bambine e bambini, ragazze e ragazzi, in questo periodo?
Sicuramente ho riscontrato problematiche relative alla concentrazione e all’attenzione, o fragilità derivanti da situazioni di isolamento sociale. Bambini e ragazzi vedono la scuola anche come luogo di aggregazione, uno spazio e un tempo di relazione sociale, in cui interagiscono. La mancanza di questa parte ha generato il protrarsi di una situazione in cui l’isolamento sociale va sempre più ad acuirsi. Molti ragazzi intervistati da Save the Children proprio su questo argomento hanno riferito di avere delle difficoltà nella concentrazione, di essere comunque molto annoiati nel seguire le lezioni a distanza, alcuni genitori inoltre hanno manifestato preoccupazioni sulla buona riuscita dell’anno scolastico e vedono i figli più irrequieti. Sono molte ormai le voci di esperti, sia in ambito pedagogico che clinico, che hanno lanciato un allarme rispetto a condizioni di reclusione, che sono inoltre molto più evidenti negli adolescenti, con un costo altissimo per il loro sviluppo e la loro crescita. Il preferire lo stare a casa all’uscire, la confusione degli orari in cui si va a dormire e in cui ci si sveglia, stare svegli fino a tardi attaccati agli smartphone, lo spostamento delle relazioni sui social anzichè in presenza, sono tutte condizioni che possono portare al ritiro sociale, un problema simile a quello giapponese degli hikikomori.Mi è capitato recentemente di leggere uno studio che è stato fatto dall’Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova, lo studio ha evidenziato la presenza di molte possibili ricadute a livello emotivo e psicologico sui bambini e ragazzi, anche dalla tenera età, quindi dai 5 ai 18 anni. Alcuni disturbi hanno visto aumentare la loro diffusione durante il periodo di lockdown e il periodo successivo: disturbi d'ansia o somatoformi, ad esempio la sensazione della mancanza d'aria, e tutti i disturbi del sonno quindi la difficoltà ad addormentarsi o la difficoltà nel risvegliarsi per iniziare le lezioni in via telematica.Negli adolescenti invece, come dicevamo prima, è da notarsi la tendenza ad andare a letto molto più tardi e la difficoltà a svegliarsi, come una sorta di jet lag domestico, situazione che potrebbe portare e sta già portando all’aumento di instabilità emotiva, irritabilità, cambiamenti del tono dell’umore e di conseguenza parallelamente anche all’aumento di tutti i disturbi psicosomatici quali mal di testa e mal di pancia. Gli adolescenti inoltre vivono un processo molto delicato di costruzione dell’identità, di ricerca del proprio posto nel mondo e la pandemia ha sconvolto questo processo portando all’insorgere di sensazioni di ansia e panico.
Per quanto riguarda invece l’ambito fisico-corporeo, credi che la pandemia abbia causato dei cambiamenti nell’approcciarsi al proprio corpo?
Secondo me assolutamente si. In una visione olistica della persona, portata avanti anche da molti autori, sappiamo che il tutto funziona se ben integrato, non è più possibile discernere cognitivo, emotivo e fisico come ambiti separati. Alla luce di questo, un momento di attività fisica, meglio se comprensiva di proposte che permettano anche l’espressione di sè, concorre al benessere della persona nel complesso, andando ad agire anche a livello di funzionalità neurotrasmettitoriale. Molti ragazzi hanno bisogno di ri-connettersi al proprio corpo, è venuta meno la consapevolezza del gesto, l’ascolto del proprio corpo e dei suoi movimenti anche relativa al riconoscimento del proprio schema corporeo e questo è allarmante perchè le procedure che regolano il controllo motorio sono le stesse che stanno alla base del cognitivo. Operazioni mentali che magari si possono formare attraverso i processi di interiorizzazione di attività svolta a livello motorio, come movimenti e manipolazioni, in questo periodo sono venute meno e andrebbero recuperate e ri-stimolate.
La didattica a distanza è stata in questo periodo una scelta obbligata per molti, cosa ne pensi di questo strumento?
La didattica distanza ha sicuramente incontrato delle difficoltà oggettive, il lavoro educativo con il Centro educativo fa si che sia molto stretto anche il contatto con le famiglie e molti genitori ci hanno riportato che il ritmo scolastico dei figli è peggiorato del 40%. Le famiglie con maggiori difficoltà socio-economiche hanno portato una richiesta di maggior aiuto verso gli insegnanti e una difficoltà maggiore dovuta anche alla mancanza di dispositivi e WiFi, tutto questo ha alimentato una grande difficoltà nell’ambito appunto delle lezioni a distanza. Inoltre molti ragazzi ci hanno rimandato che le attività erano sentite come molto più pesanti, facevano difficoltà a stare davanti allo schermo per più ore, si annoiavano, si distraevano e l'attenzione veniva meno, quindi l'apprendimento e il rendimento è risultato minore. Molte difficoltà sono state riscontrate anche dai bambini più piccoli, anche le primarie nel periodo di lockdown forzato si sono ritrovate a svolgere le attività da remoto e chiaramente sono state per loro molto difficili, soprattutto il dover prestare attenzione per un tempo più cospicuo per loro non è semplice, al pari degli adolescenti che però, seppur con grandi difficoltà hanno un grado di “sopportazione” maggiore. Un altro rimando che ci è arrivato dai ragazzi è la sensazione di essere stati lasciati indietro negli apprendimenti e nello sviluppo delle loro capacità, e di conseguenza un sensazione di sfiducia e perdita di motivazione che si riversa poi nello studio. Questo è un indice di allarme perchè da qui prende il via il pericolo concreto di abbandono del percorso scolastico, andando ad ingrandire il fenomeno della povertà educativa che nel nostro paese è già abbastanza evidente.
Credi che comunque lo strumento della Dad apra a nuove possibilità in campo di educazione e apprendimento, oppure no?
Sicuramente, come tutti i nuovi strumenti e le nuove proposte, può avere dei vantaggi e portare a benefici, ad esempio ci sono dei programmi molto interessanti che vanno a lavorare sugli apprendimenti socio-emotivi, si chiamano Social Emotional Learning. Tutti questi programmi mettono l'accento sull'aspetto emozionale al pari di quello cognitivo, cosa che sta prendendo sempre più piede anche da noi, dopo il Nord Europa. Ad esempio ci sono dei programmi che prevedono che i docenti utilizzino dei sistemi on line come la dad in cui vengono incentivati e proposti lavori iniziali su base emotiva, che mettono bambine e bambini, ragazze e ragazzi in una situazione attiva e non passiva durante la lezione, mettendo in moto tutto quell’universo che con la lezione frontale rimane sopito. Quindi ci sono molte potenzialità, vanno però ponderate e studiate anche attraverso la formazione su questi temi.
Passerei all'ultima domanda. Come già detto tu sei anche un insegnante di circo da molti anni, di circo sociale di circo e ludico educativo. Secondo te può il circo, nel difficile momento che abbiamo descritto, rappresentare una risorsa?
Credo proprio di sì, anzi sono convinta che in un'ottica educativa e sociale il circo offre sicuramente una grande opportunità a tutti i bambini e tutti i ragazzi di riconnettersi con se stessi e con il proprio corpo. Una connessione con un corpo che per lungo tempo magari è rimasto in stand-by, quindi si ritrova la consapevolezza corporea, lo schema corporeo associato alle emozioni in movimento, soprattutto attraverso degli esercizi di circo-teatro. Inoltre credo anche che questo abbia un risvolto molto importante sulla sfera emotiva e psicologica, proprio perché permette ai bambini di esprimersi in un contesto protetto ma comunque libero per loro e dona loro la possibilità di superare le difficoltà che hanno, o vissuto o che stanno vivendo, sublimandole in modo positivo. Il circo quindi può sicuramente promuovere e potenziare tutta questa sfera che ha un aspetto fortemente sociale, in quanto promuove le relazioni tra i pari attraverso lo stare insieme, il ritrovarsi in momenti anche di gioco attraverso le discipline del circo. Anche la parte più psicologica e individuale emotiva viene comunque manifestata, espressa, vissuta e non rimossa e questo è importante.A me spesso capita durante le lezioni di circo di inserire, sia all'inizio che alla fine, dei momenti legati all’intelligenza emotiva, che aprono un po' la strada alle attività che andranno a fare i ragazzi e che vanno oltre l’acquisizione tecnica, anche al fine di stimolare il pensiero positivo e il sano protagonismo giovanile. Inoltre credo anche che appunto tutto quello che le discipline del circo offrono ai ragazzi vada un po' a rompere più velocemente quella barriera che a volte è una difesa e che tutti noi abbiamo, andando a stimolare l’area del non verbale e del simbolico e immaginativo, che spesso nella quotidianità non è presente e li ritrova è una propria strada, un proprio spazio e tempo per svilupparsi. Inoltre, attraverso il lavoro corporeo ed emotivo con il circo si ha una riverberazione anche nella parte cognitiva, relativa agli apprendimenti; utile anche per la scuola e, soprattutto in questo periodo con funzione stimolante.
Prima di lasciarci ti chiedo una suggestione, per tutti gli insegnanti di circo che ci leggeranno o ascolteranno: quali sono secondo te le parole chiave da tenersi in mente e da non dimenticare in questo periodo complesso, nel nostro lavoro con l’infanzia?
Sicuramente direi emozioni. L'altra parola che direi è ascolto e presenza, quindi la capacità di stare con quello che c'è, che abbiamo noi e che hanno i bambini e ragazzi. L'ultima è lo sguardo proiettato, la capacità di saper guardare più in là, di guardare oltre, come degli occhiali speciali con lenti d'ingrandimento, per non dimenticarsi di guardare lontano e avere la capacità empatica.
Link utili:
studio del gaslini in file pdf nella cartella
www.spazioiris.it/promuovere-il-benessere-e-la-resilienza-dei-bambini-attraverso-approcci-di-consapevolezza/ youtube/eFJdUbswcRA
it-it.facebook.com/fuoriclassedispersionescolastica/
www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/impatto-del-coronavirus-sulla-poverta-educativa
www.salute.gov.it/portale/nuovocoronaviru/dettaglioComunicatiNuovoCoronavirus.jsp; id=5573
Intervista di Giuditta Pino
Prodotta dal Comitato Scientifico Circosfera